Padri & figlie: l’amore come onestà

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mongiu1           Qual è il limite dell’amore tra padri e figli? O meglio tra un padre e una figlia? Parliamo di un amore “sano”, ovvero di un affetto così grande e disinteressato per cui “ farei qualsiasi cosa per il bene di mia figlia”. Quante volte l’abbiamo sentito dire nelle famiglie italiane.

Non solo nelle nostre, evidentemente, perché è arrivato ora nelle sale un film rumeno, “Un padre, una figlia”, diretto da Cristian Mongiu, premio per la regia a Cannes 2016, che ci viene a dire: per il bene dei figli quell’amore deve avere un limite. E quel limite è l’onestà. In fondo è quasi impopolare e apparentemente anacronistico parlare di moralità a proposito dell’amore. Invece è di grande attualità.

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Viene in mente una delle telefonate intercettate nel 2010 ad Angelo Balducci in cui l’allora presidente generale del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, coinvolto nello scandalo dei lavori per il G8 a La Maddalena diceva in un’intercettazione a proposito di suo figlio: “Tra qualche giorno compie 30 anni e io mi chiedo come padre: che ho fatto per lui?”. Un esempio plateale ma quante volte abbiamo sentito dire o detto “per i miei figli sarei disposto a tutto”.

Ma è davvero sano questo atteggiamento? Ed educativo? Nel film “Un padre, una figlia”, il padre, un chirurgo rientrato con grandi speranze in patria dopo la caduta della dittatura di Ceaușescu e fino a quel momento onestissimo, decide di dare una mano non legale alla figlia che deve sostenere la maturità ma che ha appena subito un’aggressione. Se la ragazza non passa con la media del 9 non riceverà la borsa che le permetterà di lasciare la Romania, studiare in Inghilterra e costruirsi un futuro migliore di quello che il suo paesino rumeno potrebbe garantirle.

Ma il piccolo imbroglio mette il padre in una serie di guai. Soprattutto la figlia rifiuta il suo aiuto, mette a nudo altre sue ipocrisie e fa per conto suo, dandogli alla fine una lezione di moralità e anche maturità. In sintesi: c’è miglior prova d’amore del dare sempre il buon esempio?

di Valeria Palumbo

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