Giornalisti e pubblicisti
(Filighera-PV, 1846 – Carenno-BG, 1902).
Ordinato sacerdote nel 1868, entrò nella redazione del quotidiano “L’Osservatore Cattolico” del quale assunse la direzione nel 1873 insieme a Carlo Locatelli e a Enrico Massara, per diventare direttore unico nel 1884. Vivace polemista, sostenne coraggiosamente le sue posizioni di cristiano democratico contro le posizioni socialmente meno avanzate espresse dal liberalismo cattolico. La sua vis polemica gli procurò numerose inimicizie tanto da essere oggetto a più riprese di richiami da parte dell’autorità ecclesiastica. Appoggiò con vigore le rivendicazioni dei contadini dell’Alto Milanese e sostenne la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana. Fu uno dei promotori del movimento cattolico che poi sfociò nella democrazia cristiana. Compromessosi nei fatti di Milano del 1898, fu condannato a tre anni di reclusione, scontati solo in parte.
Bibliografia: Alfredo Canavero, Albertario e l’”Osservatore cattolico”, Roma, Studium, 1988; Virgilio Rognoni, Angelo Majo, Giorgio Rumi, Davide Albertario giornalista, Milano, Nuove edizioni Duomo, 1981; Angelo Majo, Storia della stampa cattolica in Italia, Milano, Nuove edizioni Duomo, 1987
(Ancona, 1871 – Roma, 1941)
Dopo gli studi di economia, nel 1895 si recò a Londra dove ebbe occasione di frequentare la redazione del “Times”, apprendendo così le tecniche del giornalismo anglosassone. Nel 1896 venne assunto dal “Corriere della Sera” come segretario di direzione, nel 1900 ne divenne il direttore, carica che tenne fino al 1925, quando la cedette al fratello Alberto. Impresse al giornale un processo di riorganizzazione tecnico-amministrativo tale da renderlo il più diffuso e autotevole organo di stampa italiano. Liberale conservatore, fu sempre angiolittiano e grande interventista nella prima guerra mondiale, al termine della quale fu propugnatore del dialogo con i socialisti. Accolse però favorevolmente l’avvento delo fascismo, salvo poi ricredersi quando il regime colpì la libertà di stampa. Pagò la sua opposizione con l’allontanamento dal giornale nel 1925; ritiratosi a vita privata si dedicò agli studi storici e memorialistici.
Scritti autobiografici: Venti anni di vita politica, Bologna, Zanichelli, 1950-53; Epistolario, a cura di Ottavio Barie, Milano, Mondadori, 1968.
Bibliografia: Ottavio Barie, Luigi Albertini, Torino, Utet, 1979; Pasquale Iovino, I cinque lustri di Luigi Albertinio al “Corriere della Sera” (1898-1925), Ancona, Mediateca delle Marche, 2004; Andrea Moroni, Alle origini del “Corriere della Sera”, da Eugenio Torelli Viollier a Luigi Albertini. Prefazione di Paolo Mieli, Milano, F. Angeli, 2005.
(Genova, 1895 – Napoli, 1969)
Discendente di una nota famiglia dell’alta borghesia genovese, iniziò presto l’attività giornalistica: dal 1921 al 1925 fu redattore capo del quotidiano socialriformista “Il Lavoro”, collaboratore della “Stampa” e della rivista “Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti. Firmatario del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, per la sua avversione al regine nel 1926 fu inviato al confino di Lipari. Tornato in libertà continuò nell’attività giornalistica firmando gli articoli con una stella nera, questo perché gli era stata tolta la firma. Maturata una clamorosa adesione al fascismo, nel 1936 divenne direttore del quotidiano Il Telegrafo di Livorno. Dopo l’8 settembre 1943 fu arrestato e deportato in Germania. Tornato in Italia nel 1945 fu di nuovo arrestato per i suoi trascorsi fascisti. Ottenuta la libertà divenne di fatto il direttore de “L’Illustrazione italiana”, nel periodo 1950-1957 fu tra i più assidui collaboratori de “Il Borghese”, mentre dal 1950 al 1965 diresse pure“Il Mattino” di Napoli.
Scritti autobiografici: L’antifascista riluttante. Memorie del carcere e del confino 1926-1927, con introduzione e note di Marcello Staglieno, Bologna, Il Mulino, 1992; Il giornalista di Ciano: Diari 1935-1943, a cura di Giuseppe Marcenaro, Bologna, Il Mulino, 2000; Anni freddi. Diari 1946-1950, a cura di Giuseppe Mercenaro, Bologna, Il Mulino, 2003; Diario di prigionia 1944-1945, a cura di Renzo De Felice, Bologna, Il Mulino, 1993.
Bibliografia: Andrea Viani, Il Telegrafo di Giovanni Ansaldo (1936.1943), Livorno, Belforte, 1998; Costanzo Casucci, Il fascismo: antologia di scritti critici, volume di 30 saggi, Bologna, Il Mulino, 1961; Alfredo Signoretti, La Stampa in camicia nera 1932-43, Vignate-Milano, G. Volpe Editore, 1968.
(Arezzo, 1892 – Roma, 1946)
Fin da bambino dimostrò una forte attrazione per i viaggi d’avventura, tanto che il padre lo fece imbarcare su una nave come mozzo. Appena ventenne aveva già visitato l’Europa, l’Asia e l’Africa acquisendo, da autodidatta, capacità imprenditoriali, artistiche e letterarie. Ebbe occasione di collaborare con “Il Popolo d’Italia”, che gli offrì una corrispondenza dall’Africa, dove si era recato per lavorare come interprete al seguito di una spedizione esplorativa; ebbe inizio così la sua fortunata attività di scrittore di libri di viaggi. Nel 1930 fondò a Buenos Ayres “Il Mattino d’Italia”, che diresse fino al 1933. Successivamente divenne corrispondente di guerra in Etiopia e Spagna per conto de “Il Popolo d’Italia”. Rimase fino alla fine convinto fascista, anche se il regime nel 1943 lo rimosse dalla sua attività di radiocommentatore di successo.
Scritti autobiografici: Da mozzo a scrittore, Milano, Mondadori, 1934;
Bibliografia: Livio Sposito, Mal d’avventura, Milano, Sperling & Kupfer, 2002.
(Orvieto-TR, 1874 – Milano, 1947)
Iniziò fin da studente ad occuparsi di giornalismo collaborando alla realizzazione del numero unico del giornaletto “Sgorbi e Sgarbi”. Trasferitosi a Roma, nel 1899 esordì come redattore al “Fanfulla”, nel 1900 divenne inviato prima del “Capitan Fracassa”. Passato al “Corriere della Sera” seguì il quotidiano milanese la rivolta dei boxer in Cina e, unico giornalista occidentale, la guerra russo-giapponese del 1905. Nel 1907 partecipò all’avventuroso raid automobilistico Parigi-Pechino che gli diede una grande fama internazionale. Dopo diverse collaborazioni con altre testate del gruppo di via Solferino, nel 1923 si trasferì negli Stati Uniti per dirigere il “Corriere d’America”, giornale di propaganda fascista. Rientrato in Italia, nel periodo 1932-1933 diresse “Il Mattino” di Napoli. Durante la Repubblica Sociale di Salò fu direttore dell’agenzia giornalistica Stefani. Compromesso con il fascismo, dopo la guerra fu costretto all’isolamento professionale. Il figlio Luigi jr (Milano, 1908 – Roma, 1984) fu anch’esso giornalista, pubblicista e scrittore, nonché deputato per il partito liberale.
Scritti biografici: Da Parigi a Pechino in sessanta giorni, Milano, Hoepli, 1908; Vita vagabonda. Ricordi di un giornalista, Milano, Rizzoli, 1948.
Bibliografia: Domenico Carucci, Luigi Barzini. Un inviato speciale, Perugia, Guerra Edizioni, 1994; Adalberto Balboni, Fascisti: 1943-45, Roma, Settimo Sigillo, 1993; Enzo Magrì, Luigi Barzini. Una vita da inviato, Firenze, Pagliai, 2008.
(Milano, 1783 – Torino, 1851)
Di famiglia svizzera-savoiarda, visse la prima giovinezza a Milano dedicandosi alla poesia e alla traduzione di opere romantiche. Nel 1816 fu l’autore del manifesto romantico Lettera semiseria di Crisostomo al suo figliolo. Nel 1818 fu tra i fondatori del “Conciliatore”, periodico definito il portavoce del romanticismo. Iscritto alla carboneria, per la sua partecipazione ai moti del 1821 fu costretto a fuggire da Milano per rifugiarsi a Parigi, a Londra e in Belgio. Tornato nel 1945 a Milano partecipò attivamente alle Cinque Giornate del 1848, ma con il rientro degli austriaci dovette rifugiarsi a Torino. Politicamente schierato con la destra storica, nel 1850 divenne deputato del parlamento subalpino.
Scritti autobiografici: Lettere alla marchesa Costanza Arconati, vol. I 1822-1833, vol. II 1833-1851, Roma, Vittoriano, 1956.
Bibliografia: F. Santoro, Vita ed opere di Giovanni Berchet, Livorno, Giusti, 1915; V. Spinazzola, La poesia come spettacolo di G. Berchet, in Storia della letteratura italiana, Vol. VII, Milano, Garzanti , 1969; Italo Bertelli, L’itinerario umano e poetico di Giovanni Berchet, Ghezzano (Pi), Giardini, 2005;,
(Pianaccio di Lizzano-BO, 1920 – Milano 2007)
Nato da una famiglia di modeste origini, rivelò presto una forte passione per le materie letterarie e la scrittura. Nel 1941 si iscrisse all’ordine dei giornalisti iniziando a collaborare con “Il Resto del Carlino”. Nel 1943 si unì alla resistenza e il 21 aprile 1945 annunciò alla radio locale la liberazione di Bologna. Dopo la guerra fondò il settimanale “Cronache” e il quotidiano “Cronache sera”. Riassunto a “Il Resto del Carlino” (allora denominato “Giornale dell’Emilia”) vi rimase per alcuni anni come critico cinematografico. Nel 1952 divenne direttore del settimanale “Epoca” di Milano, che abbandona nel 1961 per passare alla RAI dove condurrà, con alterne vicende, numerosissimi programmi fino al 2007. Nel 1963 iniziò la brillante carriera di inviato per i quotidiani “Corriere della Sera”, “La Stampa” e “L’Europeo”. Negli anni Ottanta fu editorialista di “Repubblica” e dal 1988 del “Corriere della Sera”. Ha prodotto oltre ottanta opere letterarie fra le quali alcune hanno ottenuo ambiti premi.
Scritti autobiografici: L’albero dei fiori bianchi, Milano, Rizzoli, 1994; Era ieri, in collaborazione con Loris Mazzetti, Milano, Rizzoli, 2005; Io c’ero. Un grande giornalista racconta l’Italia del dopoguerra, Milano, BUR , 2009; I quattrodici mesi. La mia resistenza, Milano, BUR, 2009.
Bibliografia: Bice Biagi, In viaggio con mio padre, Milano, Rizzoli, 2008.
(Somaglia-LO, 1870 – Milano, 1952)
Dopo la laurea in lettere, nel 1892 entrò alla “Perseveranza” come critico teatrale, per passare poi a “Il Secolo” di Edoardo Sonzogno, allora primo quotidiano d’Italia, del quale nel 1897 divenne corrispondente da Londra. Rientrato nel 1910 assunse l’incarico di caporedattore fino al 1923 quando si trasferì al “Corriere della Sera” come esperto di politica estera. Nel 1925, per il deciso antifascismo, fu costretto ad abbandonare il giornalismo. Durante la guerra conobbbe il carcere e il campo di concentramento. Amico di Ferruccio Parri, dopo la Liberazione fu chiamato a dirigere il “Corriere della Sera”, che lasciò nel 1946 per dissidi con la proprietà. Negli ultimi anni collaborò a “La Stampa”. Ritiratosi nel lecchese si occupò di narrativa e di saggistica.
Scritti autobiografici: La cascina sul Po, Milano, Casa ed. Risorgimento, 1920; Le memorie di un redivivo, Milano, Rizzoli, 1945.
(Roma, 1895 – 1959)
Volontario nel primo conflitto mondiale, già attivo nel movimento futurista, quando conobbe Mussolini partecipò nel 1919 alla costituzione dei fasci italiani di combattimento di Roma. Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1921 divenne direttore della redazione romana de “Il Popolo d’Italia”, deputato alla Camera, partecipe attivo alla marcia su Roma. Nel 1923 fondò la rivista “Critica fascista”. Durante tutto il Ventennio ottenne importanti incarichi politici, soprattutto in campo culturale, fino a diventare ministro per l’Educazione, carica abbandonata nel febbraio del 1943. Condannato a morte al processo di Verona per aver aderito all’ordine del giorno Grandi che il 25 luglio 1943 fece cadere Mussolini, si salvò fuggendo all’estero dove si arruolò nella legione straniera fino al 1948. Dopo la liberazione venne condannato per la sua partecipazione alla costituzione del partito fascista, successivamente amnistiato. Nel 1940 fondò la rivista “Primato” sulla quale consentì che scrivessero anche alcuni intellettuali che, dall’interno, facevano la fronda al fascismo. Nel 1953 diede vita a un’altra rivista di critica politica denominata “ABC”.
Scritti autobiografici: Diario 1935-1944, Milano, BUR, 2001; Diario 1944-1948, Milano, BUR, 2001; Legione è il mio nome, Milano, Garzanti, 1950 ripubblicato come Legione è il mio nome: il coraggioso epilogo di un gerarca del fascismo (I memoriali), a cura di Marcello Staglieno, Pavia, Luculano, 1999.
Bibliografia: Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Bottai, un fascista critico, Milano, Feltrinelli, 1976; Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Bottai, fascista, Milano, Oscar Mondadori, 1997; R. Gentili, Giuseppe Bottai e la riforma fascista della scuola, Firenze, La Nuova Italia, 1979; Monica Galfré, Giuseppe Bottai: un intellettuale fascista, Firenze, Giunti, 2000.
(San Zenone Po-PV, 1919 – Codogno-LO, 1992)
Dopo essersi laureato in scienze politiche all’università di Pavia e aver partecipato alla resistenza in Val d’Ossola, iniziò l’attività giornalistica alla “Gazzetta dello Sport”, della quale divenne direttore nel 1949. Abbandonato l’incarico, collaborò a diverse testate sempre come cronista e commentatore sportivo: “Il Giorno”, “Il Giornale”, “Il Guerin Sportivo”. Brera portò nello stantio linguaggio della stampa italiana uno stile letterario moderno e innovativo; i neologismi da lui creati divennero popolarissimi, tuttora utilizzati anche in opere letterarie di carattere non strettamente sportivo. Scrisse numerosi e fortunati romanzi, pièce teatrali e radiofoniche.
Scritti autobiografici: Un lombardo nel pallone, a cura di Piero Mazzarella jr, Milano, ExCogita, 2007.
Bibliografia: Paolo Brera, Carlo Rinaldi, Gioannfucarlo. La vita e gli scritti di Gianni Brera, Pavia, Milano, Selecta editrice, 2001; Andrea Maietti, Com’era bello con Gianni Brera, Arezzo, Limina, 2002; Paolo Brera, Claudio Rinaldi, Gioann Brera. Vita e scritti di un gran lombardo, Milano, Boroli Editore, 2004.
(Lodi, 1902 – Milano, 1979)
Docente di storia delle dottrine politiche all’università di Pavia, collaborò al “Corriere della Sera” dal 1930 per oltre un trentennio compiendo numerosi viaggi all’estero, spesso con areoplani da lui stesso pilotati. La passione per il volo lo portò ad esplorare zone impervie e selvagge, famosi furono i suoi trasvoli sull’Artico. Trascrisse le sue esperienze di viaggio in articoli avventurosi ed entusiasmanti pubblicati dal “Corriere della Sera” . Fu autore di racconti per ragazzi, di romanzi, di opere teatrali, nonché di un gran numero di trattati sulla storia del pensiero politico.
Scritti autobiografici: Camminare sul fuoco,Milano, Longanesi, 1964; Pigliatemi come sono. Autodenigrazione di un folosofo volante, Lugano, Todaro, 1998, pp. 200.
Bibliografia: Giovanni Spadolini, Il mondo di Vittorio Beonio-Brocchieri, Milano, A. Giuffré, 1990.
(Pavia, 1761 – 1818)
Laureatosi in medicina a Pavia nel 1784, esercitò per qualche tempo la professione medica, senza però mai trascurare i suoi interessi per la chimica. Nel 1796 ottenne la cattedra di chimica all’università di Pavia, della quale divenne rettore nel 1813. Imprenditore editoriale, ebbe un ruolo preminente nel diffondere l’editoria scientifica in Italia. Fu fondatore e promotore di numerose riviste scientifiche: “Giornale fisico-medico”, “Commentari medici”, “Giornale di chimica, fisica e storia naturale”.
Scritti autobiografici: Diario del viaggio compiuto in Svizzera e in francia con Alessandro Volta nel 1801, a cura di Alberto Gigli Berzolari, Bologna, Cisalpino, 1997.
Bibliografia: A. Cattaneo, Cenni su la vita di L.V. Brugnatelli, Milano, Società degli editori degli annali universali, 1837, estratto dalla “Biblioteca di farmacia-chimica-fisica-medicina ecc” del 1837; Bartolomeo Bizio, Elogio del prof. Luigi Brugnatelli, letto nell’ateneo di Venezia il 19 luglio 1827, pubblicato a Venezia nel1832.
(Firenze, 1917 – Roma, 1982)
Figlio del giurista Piero, laureato in legge nel 1939, rivolse sempre i suoi interessi alla letteratura e al giornalismo. Le prime collaborazioni avvennero con le riviste letterarie “Rivoluzione” e “Campo di Marte”. A metà degli anni Trenta aderì al fascismo, ma nel 1943 entrò nella Resistenza come capo partigiano. Diresse e portò a termine con altri l’attentato di Via Rasella a Roma contro una colonna tedesca. Dopo la liberazione è stato redattore del “Politecnico” di Elio Vittorini, passò poi a “l’Unità” come corrispondente da Londra (1950-53) e inviato in Cina (1953-56) e Vietnam (1954). E’ stato autore di alcuni saggi, nonché traduttore di Marcel Proust.
Scritti autobiografici: La vita indivisibile. Diario 1941-1947, Roma, Editori Riuniti, 1984; Le occasioni di vivere. Diari 1975-1982, Firernze, La Nuova Italia, 1995; Piero Calamandrei, Franco Calamandrei, Una famiglia in guerra. Lettere e scritti (1936-1956), Bari-Roma, Laterza, 2008.
Bibliografia: Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito, Roma le Fosse ardeatine, la memoria, Roma, Donzelli Editore, 1999-2001; Leonardo Paggi, Le memorie della repubblica, Firenze, La Nuova Italia, 1999.
(Corneto Tarquinia-VT, 1887 – Roma, 1959)
Autodidatta, dopo varie esperienze di lavoro, si dedicò al giornalismo nel 1906 all’”Avanti” di Roma prima come correttore di bozze, poi redattore e critico teatrale. Trasferitosi a Firenze collaborò al “Marzocco” , alla “Voce” e alla rivista “Lirica”. Ritornato a Roma, dal 1917 al 1919 fu critico drammatico del “Tempo”. Con un gruppo di intellettuali contribuì a fondare nel 1919 la rivista letteraria “La Ronda”, che diresse fino al 1923, attraverso la quale espresse il suo programma di restaurazione classica. Nel 1928 fu inviato speciale in Russia per conto del “Tevere” e della “Gazzetta del Popolo”. Negli anni Trenta collaborò anche al “Corriere della Sera” e al settimale “Il Tempo”. Dal 1949 al 1955 assunse nominalmente la carica di direttore della “Fiera letteraria”. Nella sua carriera di letterato scrisse varie opere in poesia e in prosa; il meglio del sua produzione è ritenuto da molti critici letterari il volume Poesie pubblicato a Milano nel 1942. Cardarelli si rivolse sempre alla ricerca della limpidezza letteraria e della purificazione stilistica in nome del ritorno a Leopardi. Scrisse anche prose autobiografiche e resoconti di viaggio.
Scritti autobiografici: Epistolario: 1907-1929, a cura dei Lions Club di Tarquinia e Grotte di Castro, 1979;
Bibliografia: Storia letteraria d’italia, a cura di A. Balduino, vol. 2° Il Novecento, a cura di G. Luti, Padova, Piccin Nuova Libraria, 1993; Giuseppe Grasso, La poesia di Vincenzo Cardarelli, Roma, Cadmo, 1982; Storia della letteratura italiana, Il Novecento, Milano, Garzanti, 1969; G. Raimondi, Vincenzo Cardarelli, Opere complete, Milano, Mondadori, 1962.
(Mantova, 1914 – Roma, 2006)
Giornalista e intellettuale, Coen è stato uno dei fondatori del quotidiano “Paese Sera” che ha guidato dal 1948 al 1967. Cessato l’incarico si dedicò alla letteratura e all’attività di consulente editoriale al “Globo” e al “Mondo”. La sue numerose opere hanno per oggetto soprattutto resoconti e testimonianze sull’antisemitismo e la Shoah.
Scritti autobiografici: Una vita, tante vite, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004.
Bibliografia: Mario Grandinetti, I quotidiani in Italia: 1943-1991, Milano, F. Angeli, 1992; Guido Quaranta, Scoop, querele e qualche schiaffo,Milano, Baldini & Castoldi, 2001.
(Oneglia-IM, 1846 – Bordighera-IM, 1908)
Uscito dall’Accademia militare di Modena partecipò alla battaglia di Custoza del 1866. Nel 1868 pubblicò il saggio Vita militare in cui cercò di dimostrare come la caserma sia una scuola di educazione nazionale. Il successo ottenuto con questo libro lo convinse ad intraprendere la carriera letteraria e giornalistica. Collaborò per lungo tempo come inviato all’estero per “La Nazione” di Firenze, i cui articoli raccolse in fortunati libri di viaggi: Spagna del 1872, Ricordi di Londra del 1874, Olanda del 1874, Marocco del 1876, Costantinopoli del 1878-79, Ricordi di Parigi del 1879. Nel 1886 apparve Cuore in cui la concezione solidaristica dei rapporti tra le classi è presentata in chiave patetica ed enfatica, rispecchiando le virtù borghesi, i miti patriottici e i pregiudizi sociali dell’età umbertina. Altro successo fu nel 1889 il romanzo Sull’oceano imperniato sulle misere condizioni degli emigranti italiani. Avvicinatosi al socialismo, verso la fine secolo collaborò a “Critica sociale”, “Lotta di classe”,“Il grido del popolo”. Scritti influenzati dal socialismo furono Romanzo di un maestro (1890) e La carrozza di tutti (1899).
Scritti autobiografici: Ricordi del 1870-1871, S. Giovanni Modello, 1913; Memorie, Milano, Treves, 1900;
Bibliografia: Antonio Carannante, De Amicis nella storia della scuola italiana, in “Rivista di studi italiani”, giugno 2007; M. C. Di Biasio, Con la scuola nel cuore. Ricordo di Edmondo De Amicis, Ghenomena, 2009; De Nicola Francesco, Gli scrittori italiani e l’emigrazione, Ghenomena, 2008; S. Timpanaro, Il socialismo di Edmondo De Amicis. Lettura del “Primo maggio”, Verona, Bertani, 1983; E. Gianola, Per un ritratto di De Amicis, in F. Contorbia, Atti del convegno nazionale di studi, Imperia 30 aprile – 3 maggio 1981, Milano, Garzanti, 1985.
(Dogliani-CN, 1912 – Magliano Sabina-Roma, 1999)
Nel 1933 fondò la casa editrice che prese il suo nome rilevando dal padre Luigi, futuro presidente della repubblica, le riviste “La Riforma Sociale” e “La Cultura”, entrambe chiuse tra il 1934 e il 1935 dal regime fascista. Per le sue idee antifasciste, durante il Ventennio, conobbe il carcere ed il confino. Negli anni quaranta riprese l’attività editoriale, che intensificò ancor più nel dopoguerra, facendo delll’Einaudi una delle case editrici di maggior successo del paese. A dirigere le varie collane editoriali mise famosi intellettuali, come Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Leone Ginzburg, Ludovico Geymonat e altri, conosciuti al liceo o attraverso l’associazione ex-allievi. Fra i maggiori successi del dopoguerra occorre segnalare la pubblicazione dei Quaderni e le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci. Non essendo un bravo amministratore, nel 1983 dovette cedere la casa editrice alla Elemond, partecipata della Mondadori.
Scritti autobiografici: Frammenti di memoria, Milano, Rizzoli, 1998; Tutti i nostri mercoledì, Bellinzona, Casagrande, 2001
Bibliografia: Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di Gabriele Turi, Firenze-Milano, Giunti Editore, 1997; Severino Cesari, Colloquio con Giulio Einaudi, Torino, Einaudi, 2007.
(Milano, 1893 – Roma, 1973)
Iscrittosi nel 1912 alla facoltà di ingegneria di Milano, interruppe gli studi per partecipare volontario alla prima guerra mondiale. Prigioniero dopo Caporetto, attinse dalle sue esperienze la materia per scrivere il “Giornale di guerra e di prigionia”, pubblicato solo nel 1955. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria, pur esercitando la libera professione, nel 1929 iniziò a collaborare alla rivista fiorentina “Solaria”; nel 1931 pubblicò il suo primo romanzo La Madonna dei filosofi, intraprendendo anche una intensa collaborazione con il quotidiano “L’Ambrosiano” di Milano. Abbandonata la libera professione, nel 1940 si trasferì a Firenze dove frequentò letterati come Montale, Bo, Landolfi e molti altri. Tra il 1946 e il 1947 sulla rivista “Letteratura” apparve il suo romanzo più famoso: “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana”, pubblicato poi da Garzanti nel 1957. Al periodo fiorentino va anche ascritta l’assidua collaborazione con “Il Mondo”di Bonsanti. Trasferitori a Roma, dal 1950 al 1955 occupò la carica di direttore dei programmi culturali della RAI. Seguirono la pubblicazione di un gran numero di romanzi, racconti, pamphlet e diverse traduzioni dallo spagnolo e dall’inglese. Scritti autobiografici: Tacquino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917 – aprile 1918), Milano, Garzanti, 1991;
Scritti bibliografici: Gian Carlo Roscioni, Il Duca di Sant’Aquila, infanzia e giovinezza di Gadda, Milano, Mondadori, 1997; Alberto Arbasino, I nipotini dell’Ingegnere, Milano, Feltrinelli, 1971; Guido Baldi, Carlo Emilio Gadda, Milano, Mursia, 1988; Emilio Manzotti, La ragioni del dolore: Carlo Emilio Gadda 1893-1973, Lugano, Editore Cenobio, 1993;
(Napoli, 1885 – Roma, 1952)
Massone e socialista, nel 1914 divenne redattore del “Messaggero” di Roma. Diventato interventista, partecipò alla prima guerra mondiale. Nel 1921 fu uno dei fondatori del giornale antifascista “Il Paese” soppresso nel 1922; nel 1924 diede vita al settimanale satirico “Il becco giallo”, che ebbe subito un grandissimo successo. Poiché anche questo giornale nel 1926 fu costretto a chiudere, ne fondò subito un altro titolandolo “L’Attaccabottoni”, che dovette cessare le pubblicazioni dopo solo diciannove numeri. Giannini allora riparò in Francia dove ripubblicò, con l’aiuto finanziario dei fratelli Rosselli, “Il becco giallo, distribuito clandestinamente in Italia fino al 1931 quando venne definitivamente chiuso. Nel 1934, rientrato in Italia e fuoriuscito dalla concentrazione antifascista, Giannini ritornò in edicola con “Il merlo giallo”, giornale che, pur conforme all’ideologia fascista, fu chiuso nel 1937 per ordine di Mussolini. Fu accusato dagli ex compagni di aderenza al fascismo e di essere diventato addirittura una spia dell’OVRA, la polizia politica del regime. Nelgli anni 1937-38 fondò e diresse ilgiornale, “La Tribuna d’Italia” e nel 1946 “Il merlo giallo”.
Scritti autobiografici: Io, spia dell’Ovra. Romanzo politico dal tacquino di un fesso, Milano, Edizioni del Borghese, 1970.
Bigliografia: Lucio Labriola, Storia e leggenda, Edi Europa, 1967; Oreste Del Buono, Eia, Eia, Eia, Alalà. La stampa italiana sotto il fascismo, Milano, Feltrinelli, 1971; Venè G.F., La satira politica, Milano, Sugarco, 1976; Simonetta Tombaccini, Storia dei fuoriusciti italiani in Francia, Milano, Mursia, 1988;
(Fontanelle di Roccabianca-PR, 1908 – Cervia-RA, 1968)
Iniziò la carriera giornalistica nel 1929 presso “La Voce di Parma”, nel 1931 venne assunto come redattore al “Corriere Emiliano”. Dopo diverse collaborazioni, anche come vignettista e sceneggiatore, nel 1936 passò al giornale satirico “il Bertoldo” di Milano, rimanendovi fino alla chiusura avvenuta nel 1943. Nel 1945, assieme a Giovanni Mosca e Massimo Mondaini, fondò il giornale umoristico “Candido”, del quale fu anche direttore. Negli ultimi anni di vita collaborò come vignettista a “La Notte” di Milano, al “Borghese”, al “Giornale di Bergamo”, a “Oggi”. Scrisse numerosi romanzi, tutti caratterizzati da un bonario umorismo, da cui furono tratti films di successo interpretati da Fernandel (don Camillo) e Gino Cervi (il sindaco comunista Peppone). Nel dopoguerra conobbe un anno di carcere per avere pubblicato dei falsi che coinvolgevano l’allora presidente del consiglio Alcide De Gasperi.
Scritti autobiografici: Diario clandestino, 1943-45, Milano, Rizzoli, 1951.
Bibliografia: Renato Bertacchini, Narratori di Emilia e Romagna, Milano, Mursia, 1968;Roberto Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, Parma, PPS, 1999; Gaetano Afeltra, Vita da giornalista, da Tutto il mondo di Guareschi, Catalogo della Mostra su Guareschi AA. VV., Verona, Cassa di Risparmio di Verona, 1990; Guido Conti, Giovaninno Guareschi: biografia di uno scrittore, Milano, Rizzoli, 2008.
(Firenze-1841 – Monsummano-PT, 1928)
Iniziò giovanissimo a collaborare a “La Lente” e a “La Nazione” di Firenze. Nel 1872 divenne un assiduo collaboratore de “Il Fanfulla” firmandosi con il nome di battaglia di Fantasio. Nel 1879 fondò “Il Fanfulla della Domenica” che diresse fino al 1882, anno in cui diede vita alla nuova testata “La Domenica letteraria”, la cui collaborazione cessò nel 1885. Diresse anche il “Giornale dei bambini” sulle cui pagine fu diffuso a puntate il Pinocchio di Collodi. Oltre a quella di giornalista, svolse una intensa attività di letterato, di drammaturgo e di politico. Divenne ministro della Pubblica istruzione negli anni 1892-93, ministro delle Colonie nel 1914-1916, senatore nel 1923. Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti redatto da Giovanni Gentile. Famosi sono i suoi libri di memorialistica, in particolare Diario 1914-1918, pubblicato postumo nel 1966, nel quale Martini traccia uno spregiudicato ritratto della classe dirigente italiana al tempo della prima guerra mondiale.
Scritti autobiografici: Confessioni e ricordi, Firenze, Bemporad, 1922; Diario 1914-1918, Milano, Mondadori, 1966.
Bibliografia: Alessandro Donati, Ferdinando Martini, Roma, A.F. Formiggini, 1925; Francesco Flora, Storia della letteratura italiana, Vol. V, Milano, Mondadori, 1940; Luigi Russo, Compendio storico della letteratura italiana, Firenze, Casa editrice G. D’Anna, 1962; Giovanni Andaldo, Marcello Staglieno, Dizionario degli italiani illustri e meschini dal 1870 ad oggi, Milano, Longanesi, 1980;
Fascista della prima ora, nel 1933 fu nominato direttore de “La Provincia” di Como quando la testata divenne di proprietà del partito nazionale fascista. Diresse anche altri giornali come “L’Impero” e, tornato al suo pase d’origine, “Cilento domani”. Ha collaborato alla sceneggiatura di diversi films, fra i quali il più popolare fu Scipione l’africano del 1937. Nel dopoguerra fu collaboratore della “Settimana Incom illustrata”.
Scritti autobiografici: Ricordi di un giornalista fascista, Milano, Ceschina, 1973; Memorie di un vecchio monello, Acciaroli, Centro di promozione culturale per il Cilento, 1994 (I ed. 1965)
(Genova, 1805 – Pisa, 1872)
Esordì nel giornalismo nel 1828 collaborando per l’”Indicatore Genovese”, nel periodo 1829-30 per l’”Indicatore Livornese” e successivamente per l”Antologia” di Gian Pietro Vieusseux. Poiché era fermamente convinto della grande forza di attrazione esercitata dalla stampa nell’opera di proselitismo, Mazzini esercitò sempre l’attività di giornalista in parallelo con quella di attivista politico. Il riscontro lo si ebbe nei numerosi giornali da lui fondati e diretti prima dell’Unità: “La Giovane Italia” (1832-34), “L’Apostolato popolare” (1840-43), “L’Italia del Popolo” (1848-51), “Pensiero e Azione” (1858-1860). Dopo l’Unità fu l’ispiratore di altri giornali nati nel suo nome: “Unità italiana” (1860-61), “Popolo d’Italia” (1860-73), “Dovere” (1863-71), “Unità italiana e Dovere” (1871-74), “La Roma del Popolo” (1871-72).
Scritti autobiografici: Ricordi autobiografici, a cura di Mario Meneghini con proemio di Giovanni Gentile, Imola, Coop. Tip. P. Galeati, 1938; Scritti e ricordi autobiografici, a cura di Alessandro Donati, Milano, Albrighi Segati & C., 1912; Note autobiografiche, a cura di Roberto Pertice, Milano, BUR, 1986.
Bibliografia: Aurelio Saffi, Giuseppe Mazzini: compendio biografico, Firenze, G. Barbera, 1904; Adolfo Omodeo, Introduzione e G. Mazzini. Scritti scelti, Milano, Mondadori, 1934; Giuseppe Tramarollo, Mazzini, giornalista moderno, Napoli, Centro napoletano di studi mazziniani, 1963; Giuseppe Monsagrati, Giuseppe Mazzini, Milano, Adelphi, 1972; Franco Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani: il partito d’azione, 1830-1845, Milano, Feltrinelli, 1974; Denis Mack Smith, Mazzini, Milano, Rizzoli, 1993; A. Desideri, Storia e storiografia, Vol. II, Messina-Firenze, Ed.D’Anna, 1997.
(Fiorano Medenese-MO, 1891 – Roma, 1984)
Tra il 1912 e il 1915 operò alla redazione del “Resto del Carlino” di Bologna. Successivamente partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale degli alpini, la cui esperienza raccontò nei libri Io e i tedeschi e Le scarpe al sole. Gli anni Venti e Trenta lo videro impegnato nella professione giornalistica esercitata presso grandi quotidiani italiani: dal 1921 al 1926 fu inviato a Berlino per conto della “Stampa” e del “Resto del Carlino”, dal 1926 al 1929 collaborò al “Corriere della Sera” e dal 1930 al 1936 alla “Gazzetta del Popolo” di Torino. Dal 1937 al 1939 tenne l’ufficio di corrispondenza di Parigi del “Corriere della Sera”. Nel dopoguerra si dedicò soprattutto alla memorialistica e alla saggistica storica collaborando a riviste del settore come “Storia illustrata”.
Scritti autobiografici: Io e i Tedeschi, Milano, Treves, 1927; Scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino, Milano, Garzanti, 1944; Questo mestieraccio, Milano, Fratelli Treves, 1930; Ricordi di naja alpina, a cura di Luciano Viazzi, Milano, Mursia, 2001.
Bibliografia: Giacomo Antonini, Raccolte e novelle del Novecento, Firenze, Sansoni, 1968; Glauco Licata, Storia del “Corriere della sera”, Milano, Rizzoli, 1976; Giovanni Titta Rosa, Vita letteraria del Novecento, Milano, Ceschina, 1972; Mario Schettini, La prima guerra mondiale, storia-letteratura, Firenze, Sansoni, 1975.
(Milano, 1941)
Italo Moscati, scrittore, regista, sceneggiatore. Nato a Milano, vive e lavora a Roma dal 1967. Dal 1961 è giornalista libero professionista. Ha lavorato con Liliana Cavani, con la quale ha scritto la sceneggiatura del film“Il portiere di notte”, Luigi Comencini, Giuliano Montaldo. Ha svolto e svolge attività di critico teatrale e cinematografico per numerosi periodici, fra questi l”Europeo” e “Rinascita”, oltre che per SatCinemaWorld e Hollywood Party. Già capo dei servizi sperimentali della Rai-Tv, è stato anche vicedirettore di RaiEducational. Ha scritto una decina di commedie messe in scena da Ugo Gregoretti, Piero Maccarinelli e Augusto Zucchi. Ha realizzato films, documentari e serie televisive. Tra i suoi ultimi libri: “Pasolini e il teorema del sesso”, “Il cattivo Eduardo”, “1967-Tuoni prima del Maggio” , “1969- Un anno bomba”, “1970- Addio Jimi”, “2001- Un’altra Odissea”, “Le scarpe di Jack Kerouac”, “Anna Magnani”.
Scritti autobiografici: Il trombettiere di Gianni Brera, Chieti, Ed. Solfanelli, 1990, pp. 238.
Bibliografia: Elisa Salvatori Vincitorio, Animazione e conoscenza; Bari, Dedalo libri, 1978.
(Predappio-FO, 1883 – Giulino di Mezzegra-CO, 1945)
Esordì nel giornalismo nel 1902 sull’”Avvenire del Lavoratore”, successivamente collaborò a diverse testate fra cui “Avanguardia socialista”, “Lima”, “Pensiero Romagnolo”. Nel 1910 fondò a Forlì il giornale“La lotta di classe” accostandosi al movimento vociano. Esponente della corrente rivoluzionaria del partito socialista, nel 1912 venne designato direttore dell’”Avanti”, quotidiano del partito. Nel 1913 fondò la rivista “Utopia” e nel 1914 diede vita a “Il Popolo d’Italia”, che nel primo dopoguerra divenne il portavoce del neonato partito fascista da lui fondato. Diventato improvvisamente interventista, nel dicembre del 1914 fu espulso dal partito socialista e, dopo la partecipazione alla prima guerra mondiale, nel 1919 fondò il movimento dei fasci italiani di combattimento che si trasformarono poi nel partito fascista. Quando conquistò la carica di capo del governo affidò la direzione del giornale al fratello Arnaldo, riservandosi solo occasionali collaborazioni. Comprendendo il valore propagandistico dei mezzi di comunicazione, durante il periodo in cui fu al potere esercitò un ferreo controllo sulla carta stampata e sulla radio, arrivando a imporre ai direttori di testata, attraverso le famose “veline”, le notizie pubblicate e i relativi titoli.
Scritti autobiografici: Il mio diario di guerra (1915-17), Roma, Casa editrice del partito nazionale fascista, 1923; La mia vita (1911-12), Milano, BUR, 1999.
Bibliografia: Giorgio Pini, Benito Mussolini, Bologna, L. Cappelli, 1940; Renzo De Felice, Mussolini, Torino, Einaudi, 1965; Giovanni De Luna, Benito Mussolini, soggettività e pratica di una dittatura, Milano, Feltrinelli, 1978; Opera omnia di Benito Mussolini, a cura di Edoardo e Duilio Susmel, Roma, La Fenice, 1962; La Vita sociale della nuova Italia, Vol. 12: Benito Mussolini, saggio di Gaspare Giudice, Torino, UTET, 1969; Remigio Zizzo, Benito Mussolini. Duce si diventa! Biogafia ragionata sul capo del fascismo; Milano, Rusconi, 2002.
(Trieste, 1889 – 1989)
E’ stato uno dei fondatori dell’Associazione della stampa italiana a Trieste nel 1913, quando la città era ancora sotto dominazione austriaca. Giornalista al “Piccolo” di Trieste, è stato il più giovane corrispondente italiano alla guerra di Libia. Descrisse, assistendovi personalmente, il tramonto dell’impero ottomano. Inviato in diversi paesi del vecchio continente, nelle sue corrispondenze ha sempre sollecitato i popoli europei a riconoscersi membri di un’unica grande comunità. Fu il traduttore delle operette di Lehar.
Scritti autobiografici: Inviato speciale in Europa, Vol. II, a cura di Manlio Cecovini, Gorizia-Trieste, Istituto giuliano di storia, cultura e documentazione, 1992.
(Roma, 1871 – Firenze, 1946)
Dopo aver collaborato a numerose testate giornalistiche, fa cui “L’Illustrazione Italiana” e “La Tribuna”, nel 1898 approdò al “Corriere della Sera”, diventandone anche direttore tra il 1926 e il 1927. La sua collaborazione con il quotidiano milanese durò fino al 1943 occupandosi di critica letteraria e d’arte attraverso la rubrica Cose viste, che firmava con lo pseudonimo di Tantalo. Fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti del 1925 e fu nominato accademico d’Italia nel 1930. Come critico d’arte, organizzò molte mostre e rassegne scrivendo importanti saggi in materia. Si interessò anche di narrativa e scrisse alcuni romanzi. Fondò la rivista d’arte “Dedalo”, pubblicata dal 1920 al 1933; fondò e diresse dal 1933 al 1935 la rivista letteraria “Pan”. Insieme a Renato Simoni fu anche autrore di alcune opere teatrali.
Scritti autobiografici: Cose viste, Milano, Mondadori, 1939;
Bibliografia: Giuseppe Ravegnani, I contemporanei dal tramonto dell’Ottocento all’alba del Novecento, Torino, Fratelli Bocca, 1930; Valerio Castronovo, La stampa italiana dall’unità al fascismo, Bari-Roma, Laterza, 1970; Remo Federami, Lidia De Federicis, Il materiale e l’immaginario, laboratorio di analisi dei testi e di lavoro critico, Vol. I, Vol. VIII, Firenze, Loescher, 1982; Giuseppe Farinelli, Storia del giornalismo italiano, Torino, UTET libreria, 1997.
Scritti autobiografici: Memorie di un vecchio felice, Milano, Longanesi, 2005.
Bibliografia: Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, Bologna, Il Mulino, 2000; Gaetano Afeltra, Corriere primo amore, storia e mito di un grande giornale, Milano, Bompiani, 1984; Glauco Licata, Storia del “Corriere della Sera” dal 1964 al 1974, Milano, Rizzoli, 1976; Enzo Bettiza, Via Solferino: la vita del “Corriere della sera” dal 1964 al 19
Scritti autobiografici: Dopo Caporetto, Roma, La voce, 1919; Vittorio Veneto, Roma, La Voce, 1920; Diario 1900-1941, Milano, Rusconi, 1981; Diario 1942-1968, Milano, Rusconi, 1980; Diario 1969-1982, Milano, Rusconi, 1999; Il mio debutto di giornalista, in “Il Resto del Carlino”, 24 giugno 1966.
Bibliografia: Ernesto Rossi, Giuseppe Prezzolini: un uomo senza pregiudizi, Firenze, La Nuova Italia, 1962; Silvia Betocchi (a cura di), Giuseppe Prezzolini: gli anni americani, 1929-1962, Firenze, Gabinetto G. P. Vieusseux, 1994; Gennaro Sangiuliano, Giuseppe Prezzolini : l’anarchico conservatore. Milano, Mursia, 2008; Marina Campanile (a cura di), Giuseppe Prezzolini nella formazione della coscienza critica degli italiani: atti del Convegno nazionale di studi, Caserta, 25-26-27 ottobre 1985. Napoli, Banco di Napoli, 1987.
Scritti autobiografici: Ricordi e scritti, Bologna, Analisi, 1992, 14 volumi (ristampa anastatica dell’edizione fiorentina Barbera 1892-1905)
Bibliografia: Olindo Guerrini, Brani di vita, Libro primo, Bologna, Zanichelli, 1907; G. Quagliotti, Aurelio Saffi. Contributo alla storia del mazzinianesino, Roma, Edizione italiane, 1944; R. Balzani, Aurelio Saffi e la crisi della sinistra romantica (1882-1887), pref. di G. Spadolini, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1988; Giornalismo italiano, Vol. I, 1860-1901, a cura di Franco Contorbia, Milano, Mondadori, 2007.
Scritti autobiografici: Il mio diario di Anzio, Milano, Mondadori, 1947; Dieci anni tra Roma e Washington, Milano, Mondadori, 1955; Tormenti di un ambasciatore. L’anno conclusivo di Washington, 1954, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006.
Bibliografia: Costanzo Casucci, Archivi di “Giustizia e libertà”, vol. 68di Pubblicazioni degli Archivi di stato, Ministero dell’Interno, 1969;
Scritti autobiografici: Un altro giro di giostra, Milano, Longanesi, 2004; La fine è il mio inizio, a cura di Folco Terzani, Milano, Longanesi, 2006.
Bibliografia: Federica Morrone, Regaliamoci la pace. Conversazione con Tiziano Terzani e quindici contributi per una cultura di pace, Firenze, Nuovi Mondi, 2002; Fausta Schillaci, PNL e scrittura efficace. Fallaci e Terzani tra forma e contenuto, Catania, Ed.It., 2007; Alberto Malcanigi, Tiziano Terzani, Roma, Coniglio editore, 2007; Gloria Germani, Tiziano Terzani: la rivoluzione dentro di noi, Milano, Longanesi, 2008; Vincenzo Cottinelli, Tiziano Terzani:ritratto di un amico, Milano, Vallardi A., 2005.
Scritti autobiografici: Memorie poetiche (1838), Venezia, il Gondoliere, 1838.
Bibliografia: Ariodante Le Brun, Di Niccolò Tommaseo cenni, Torino, Unione Tipografica, 1875; Francesco Bruni, Niccolò Tommaseo: popoli e nazioni: italiani, corsi, greci, illirici: atti del convegno internazionale di studi nel bicentenario della nascita di Niccolò Tommaseo, venezia 23-25 gennaio 2003, Roma-Padova, Antenore, 2004; Raffaele Ciampini, Studi e ricerche su Niccolò Tommaseo, Vol. 6, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1944; Niccolò Tommaseo e il suo mondo: patrie e nazioni, a cura di Francesco Bruni, Biblioteca nazionale maciana, Libreria sansoviniana, Venezia, Edizioni della Laguna, 2002.
Scritti autobiografici: Zeta come Zavoli. Parole d’epoca, Mondadori, Milano, 1990; Diario di un cronista: lungo viaggio nella memoria, Milano, Mondadori, 2002.
Bibliografia: Nevio Matteini, Romagna: una terra: luoghi, personaggi, monumenti, fatti e leggende, Rimini, Luisè, 1995; Edmondo Berselli, Onore al cronista, da “L’Espresso”, 2 aprile 2007; Giuseppe Farinelli, Storia del giornalismo italiano dalle origini a oggi, Torino, UTET libreria, 2004.