Gradevolissima Gradiva

201395118571Gradiva_PDFOpera di Wilhelm Jensen, che la pubblicò nel 1903, Gradiva – sottotitolo dello stesso autore Una fantasia pompeiana – è un breve romanzo caratterizzato da vari requisiti, il principale dei quali non gli appartiene in via diretta ma soltanto di riflesso. Vale a dire che, una volta letto da Carl Gustav Jung, allora allievo di Sigmund Freud, egli lo segnalò al maestro, avendovi trovato elementi assai interessanti sotto il profilo psicanalitico. E lo stesso Freud ne rimase a sua volta affascinato al punto da essere indotto a scrivere un saggio, nel quale analizzava quanti e quali elementi del racconto concordassero con i principi della psicanalisi (“scienza” inventata dallo stesso Freud, e che era allora nei suoi anni aurorali). Fu dunque questo intervento freudiano (postillato molto tempo dopo anche dal nostro Cesare Musatti) a rendere celebre il racconto che forse nel tempo sarebbe caduto in un pur ingiustificato oblio. Lasciamo pur perdere quanto avvenuto dopo: ossia che nel 1913 si sarebbe consumata una insanabile frattura fra Jung e Freud; che le idee di Freud sul romanzo sarebbero state problematicamente rinnegate da Wilhelm Jensen; e che infine Freud stesso, venti anni più tardi, avrebbe a sua volta “maltrattato” (definendolo impietosamente frivolo e privo di gran valore) quel racconto, da lui così visceralmente ammirato in precedenza. Resta il fatto che, quali che siano i suoi meriti letterari di Gradiva, l’insieme di eventi sopra citati gli conferirono una certa qual immortalità.

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