Da Varese a Yad Vashem in bici per salvare la memoria

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In bici: Giovanni Bloisi (nella foto) va da Varese a Yad Vashem (Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele, a Gerusalemme) attraversando i luoghi della Memoria. E in particolare per la Memoria di SCIESOPOLI EBRAICA (1945-1948) e per i BAMBINI DI SELVINO.

Tra chi lo sostiene anche l’Istituto lombardo di storia contemporanea. Perché la storia dei bambini di Selvino è una delle tante della Shoah che rischia di cadere nel dimenticatoio.selvino

Innanzi tutto le tappe per incontrare Bloisi: il 21 marzo arriva a Milano, e, alle 15,30, è al Giardino dei Giusti, Monte Stella, per un incontro con Gariwo; alle 16,45 c’è la visita guidata al Vigorelli e alle sue storie (via Arona 19). Alle 18,30 si fa tappa al Memoriale della Shoah (in piazza Edmond J. Safra 1). Il 22 marzo Bloisi è ancora a Milano per la sua quarta tappa:

                 ore 9: Alb. Regina (Via Silvio Pellico ang. via Santa Margherita) , Palazzo Odescalchi (via Unione 5), Memoriale Shoah, incontro ciclisti.

                ore 11: partenza da Milano a Selvino (Bergamo).

                 ore 16,30: Incontro con il sindaco di Selvino.

Il 23 marzo, quinta tappa:

                Selvino
ore 8: Visita a Sciesopoli

                ore, 8,30: Incontro con gli studenti

                ore 11: da Selvino a Cremona

In totale il viaggio, partito il 19 marzo, dura oltre un mese: l’arrivo a Gerusalemme è previsto per il 24 aprile.

Dopo avere percorso in bici l’Italia e l’Europa raggiungendo i Luoghi della Memoria, da quelli della Shoah a quelli delle Grandi guerre del Novecento, Giovanni Bloisi, ha progettato ora, assieme al Comitato per la Memoria di Sciesopoli Ebraica (1945-1948), di pedalare dall’Italia fino in Israele, a Yad Vashem e a Tze’elim, il kibbutz realizzato dai Bambini di Selvino che erano stati ospitati nella ex colonia di Sciesopoli, ex colonia fascista. A Sciesopoli di Selvino (Bergamo), tra il 1945 e il 1948, 800 bambini ebrei, orfani, reduci dai campi di concentramento, furono accolti e riportati alla vita e accompagnati verso un’esistenza normale e di studio. Un episodio importantissimo che però rischia non soltanto di essere dimenticato, ma di veder cancellato anche il suo scenario: la colonia è oggi i abbandono.

Il Comune di Selvino, 2mila abitanti, si batte da tempo per salvarlo assieme a uno storico milanese, Marco Cavallarin, e ad alcuni di quegli “ex-bambini”. Nel 1948 furono tutti accolti in Palestina. Nei kibbutz si sono sposati, hanno avuto figli e poi nipoti e ogni tanto – l’ultima volta nel 2015 – alcuni di loro sono risaliti per questa strada a tornanti, sono arrivati al cancello, sono entrati e hanno ricordato la felicità di quella rinascita.

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