È aperta all’Accademia Carrara di Bergamo la mostra Cecco del Caravaggio, fino al 4 giugno
L’esposizione è importante perché ricostruisce l’opera di un allievo e partner del Caravaggio e la inserisce nel suo contesto storico e artistico. In più segna la riapertura dell’Accademia Carrara di Bergamo dopo i restauri. E inaugura l’anno in cui Bergamo e Brescia sono capitali della cultura in Italia: per la prima volta due città, in questo caso lombarde, condividono il riconoscimento.
Chi era Cecco del Caravaggio?
Fino al 1990, non sapevamo quale fosse il suo nome. Ora si pensa che Cecco fosse Francesco Boneri. Boneri è un cognome bergamasco, si crede che sia nato nella zona di Bergamo alla fine del Cinquecento. A lungo, si è pensato che fosse fiammingo, francese o spagnolo. Michelangelo Merisi, anche se è conosciuto come il Caravaggio, nome di un comune sempre della bergamasca, era nato a Milano nel 1571.
Cecco diventa modello e allievo e amante, di Michelangelo a Roma e lo segue nella fuga a Zagarolo e poi a Napoli. È lui il Davide che mostra la testa del gigantesco Golia, che invece ha le fattezze dello stesso Michelangelo.
Caravaggio muore nel 1610 a Porto Ercole e di Cecco per un po’ di anni non abbiamo notizie. Dopodiché ricompare a Nord. Il suo stile assume caratteristiche proprio che lo legano molto alla pittura lombarda di quell’epoca e a quella successiva, che ha influenzato.
Cecco del Caravaggio. L’allievo modello
In mostra ci sono 19 delle 25 opere che, in tutto sono state attribuite a Cecco del Caravaggio. Da non perdere: la Sibilla Eritrea e La cacciata dei mercanti dal tempio, che risale al 1613-1615. In tutto sono esposte più di 40 opere delle quali due sono dello stesso Caravaggio: magnifico il San Giovanni Battista. E poi ci sono dipinti di altri caravaggeschi come Valentin de Boulogne. Nell’ultimo periodo Cecco dipinse musici con nature morte e strumenti musicali come poi avrebbe fatto Evaristo Baschenis, un prete pittore sempre bergamasco.
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La mostra merita il viaggio
L’esposizione permette di scoprire un autore quasi sconosciuto che però riassume in sé la ricchezza e l’internazionalità della pittura europea del primo Seicento. La sua vita poi è la dimostrazione di quanto complesse, tormentate e precarie fossero le esistenze degli artisti. E poi la mostra è un ottimo pretesto per visitare o rivisitare l’Accademia Carrara in cui si trovano capolavori incredibili, dalle tavole di Carlo Crivelli a quelle di Giovanni Bellini, da Sandro Botticelli a Raffaello Sanzio, da Tiziano Vecellio a Sofonisba Anguissola, che per altro, è l’unica pittrice della collezione. Imperdibili poi le tele di Lorenzo Lotto e Giovanni Gerolamo Savoldo.
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