Gabriele Basilico: a dieci anni dalla morte il ricordo di Milano in due mostre

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A distanza di dieci anni dalla sua scomparsa, la città di Milano ricorda Gabriele Basilico, architetto per formazione e fotografo per vocazione.

di Carlo Rotondo

Istanbul, 2005, Gabriele Basilico.

La mostra propone un allestimento in contemporanea in due sedi diverse, alla Triennale Milano in uno spazio dall’estetica essenziale, congeniale al rigore formale delle fotografie di Basilico, trovano posto le immagini di Milano riprese in un arco temporale di almeno 40 anni. A Palazzo Reale, nella suggestiva ed evocativa Sala delle Cariatidi, si rende conto del lavoro svolto durante i viaggi nelle metropoli mondiali.

Nella visione di entrambe si coglie il dialogo a distanza tra le diverse città che Basilico ha stabilito in in un rimando continuo a memorie visive e relazioni spaziali ricorrenti:

«Quando torno da un’altra città ritrovo a Milano nuovi segni prima sconosciuti. È come se avessi prelevato campioni da una cultura per trasferirli a un’altra, per godere dello spettacolo di una possibile condivisione».

Autoritratto, luglio 2011, Gabriele Basilico.

Le mie città
La città, o meglio, Le mie Città, diventano quasi da subito luogo esclusivo d’elezione dell’attività di Basilico con gli spazi e le geometrie disegnate dagli edifici e dalle strade. Gli spazi urbani, svuotati della figura umana, creano un’atmosfera rarefatta, in un tempo sospeso e in un assenza di movimento e azione; nell’area occupata dal cemento resta intrappolato il vuoto, incorniciato nelle sembianze anch’esso di un volume geometrico, definito e soggetto in sé.

«Fotografo il vuoto come protagonista di sé stesso, con tutto il suo lirismo, con tutta la sua forza, con tutta la sua umanizzante capacità di comunicazione, perché il vuoto nell’architettura é parte integrante, persino strutturale del suo essere».

L’immagine cristallizzata è testimonianza muta, evocatrice dell’homo faber e un tributo al suo ingegno.

Per Basilico gli edifici diventano soggetti significanti, un ritratto dello spazio urbano nelle cui superfici geometriche l’uomo si rispecchia, testimoniandone il passaggio e la frequentazione.

La ripresa oggettiva della realtà che nella sua asciuttezza, nel suo rigore estetico rivela una volontà di sottrazione di se stesso, della propria soggettività.

Milano, 2008, Gabriele Basilico.

Come Mamma Roma

Il girovagare errabondo e solitario di Basilico lo porta ad attraversare la città per costruire una narrazione che ricorda le “passeggiate” urbanistiche negli anni sessanta di Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma, pur con una connotazione però nostalgica e recriminatoria. Quello di Basilico è invece uno sguardo acritico e non giudicante su un labirinto di cemento. Al suo interno non c’è una gerarchia di valori e le periferie e le aree industriali, pur nell’abbandono e nella marginalità di spazi disordinati e sempre più vuoti si confrontano con pari dignità agli spazi interni delle città, più saturi e densi di costruzioni.

Gabriele Basilico, il fotografo-poeta che celebra lo spazio e nel disegnare linee orizzontali intersecate alla verticalità degli edifici, in una stratificazione della prospettiva e dell’orizzonte, restituisce bellezza non retorica al paesaggio urbano.

La mostra resterà aperta fino 7 gennaio per quanto riguarda l’esposizione alla Triennale Milano e all’11 febbraio l’allestimento di Palazzo Reale

Carlo Rotondo

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