È da provare. Per quanto non abbia il respiro e la profondità di analoghi spettacoli-performances del collettivo Rimini Protokoll, attivo a Berlino dal 2003 e già più volte ospite della Triennale di Milano, il nuovo lavoro de El Conde de Torrefiel ha la stessa carica innovatica, ironica, ludica e al tempo stesso ideale per riflettere su alcuni temi.
La performance, che rientra nella rassegna Fog, si intitola Si respira nel giardino come in un bosco (in cartellone fino al 2 marzo, ma non in Triennale: è al Teatro Filodrammatici). Lasciate compagni e amici perché si entra soli (ed è meglio anche lasciare nel foyer borse, zaine e giacche) e da soli ve la dovrete cavare. È un lavoro per un solo spettatore e un solo interprete: voi. Molto di più non si può raccontare perché si toglierebbe il gusto. Ma in sintesi: sarete protagonisti unici dello spettacolo e poi unici spettatori della performance dello spettatore successivo. Perché? Per riflettere sulla capacità umana di inventare e creare, di immaginare ciò che non è mai esistito e poi, spesso, realizzarlo. È un modo, anche, per ragionare sul nostro rapporto complesso con la natura. Qualche forzatura c’è (chi ci dice che anche gli animali non siano creativi?) e non manca qualche banalità. Ma il gioco vale la candela. E l’esperienza solitaria sul palco e in platea suscita una cascata di emozioni.