Breve storia dei Galatei tra Otto e Novecento.
di Patrizia Caccia
«In italiano il termine galateo definisce l’insieme di norme comportamentali con cui si identifica la buona educazione: è un codice che stabilisce le aspettative del comportamento sociale, la norma convenzionale. Sinonimi sono etichetta e bon ton. Il nome galateo deriva da Galeazzo [Galatheus, in latino] Florimonte, vescovo di Sessa Aurunca che ispirò a monsignor Giovanni della Casa quel celebre libro del viver civile, il Galateo overo de’ costumi, primo trattato sull’argomento pubblicato nel 1558» (Wikipedia, 2010)
Scrive Luisa Tasca nell’introduzione del suo Galatei (Firenze, 2004) «Le buone maniere non sono vuote formalità, ma rivelano rapporti, contesti e conflitti che riguardano la socialità nel suo complesso […] rappresentano quindi una fonte rilevante per la storia sociale e culturale, testimonianza di visioni politico-pedagogiche che vanno al di là della codificazione di semplici norme di comportamento».
Venuta meno la rigida separazione tra le classi che aveva contraddistinto il Settecento, nell’Ottocento, il ceto borghese, in ascesa, dovette imparare a rapportarsi con disinvoltura con la vecchia élite nobiliare. Quale riflesso di questa permeabilità sociale si ebbe un’esplosione di pubblicazioni concernenti il bon ton. La ferma convinzione che il concetto di identità di popolo e di nazione combaciassero, indusse molti a considerare i manuali di convivenza sociale un utile strumento pedagogico per la formazione degli italiani che, sebbene ancora privi di una propria patria, erano però pronti ad averne una. Inizialmente, dunque, i galatei ebbero sia la funzione di smussare le differenze di censo sia quella di supporto per la creazione di un’immagine unitaria del popolo italiano. Ad incrementare ulteriormente tale pubblicistica contribuirono anche alcune municipalità come quella di Torino, che tra il 1867 e il 1868, mise in palio una medaglia del valore di 500 lire per il compilatore del miglior “galateo popolare” (Cfr. I. Botteri, “Galateo popolare” per l’Italia unita, in Traites de savoir-vivre italiens, Clermont, 1993). Per la cronaca vinsero: Costantino Rodella con Enrichetto, ossia Il galateo del fanciullo (Torino 1871) e Giacinto Gallenga con Codice delle persone oneste e civili : ossia galateo morale per ogni classe di cittadini (Torino 1871).
Il genere non fu però monolitico, ma al contrario assunse numerose sfaccettature che, con il tempo, andarono via via accentuandosi tanto da annullarne il carattere universale. Senza entrare nel dettaglio, è sufficiente elencare alcuni titoli per comprendere le diverse “strade” percorse dai manuali: Galateo morale, ossia massime e consigli per piacere al gran mondo, condurvisi con saggezza e mantenervisi con onore (Padova 1850), Doveri di urbanità ad uso delle scuole tecniche (Torino 1864), Galateo civile e religioso ad uso de’ piccoli fanciulli (Firenze 1871), La giovinetta istruita nelle buone creanze (Prato 1873), La vera civiltà insegnata al popolo (Firenze 1895), Manuale dell’operaio cattolico (Genova 1877), Galateo del carabiniere (Torino 1879), Galateo di un medico ((Napoli 1873). Le buone maniere dunque non avevano a che fare unicamente con il comportamento tout court, ma piuttosto con la morale e, di riflesso, con la religione; con il tempo poi, abbandonata definitivamente l’aspirazione collettiva del raggiungimento della parità sociale, ebbero a che fare con il ceto a cui si apparteneva e addirittura alla professione che si esercitava. In buona sostanza non si ebbe un unico codice di comportamento, ma tanti codici a seconda della posizione sociale occupata.
I galatei costituirono per la nostra industria editoriale una fonte certa di guadagno. Il genere piaceva tanto che, intorno agli anni dell’unità d’Italia, ne uscirono quasi 400.
A dare nuova linfa vitale al settore fu l’editoria periodica, in particolare quella femminile, che era in grado di offrire ai lettori versioni aggiornate, in tempo reale, delle regole del “saper vivere”, sempre più condizionate dalla moda del momento. E’ quasi superfluo aggiungere che la vetrina offerta dai giornali serviva ad amplificare, come in un gioco di specchi, il successo sia degli autori che delle stesse testate.
Uno dei più celebri e celebrati manuali d’etichetta fu La gente per bene della Marchesa Colombi. Pubblicato la prima volta nel 1877 come omaggio d’associazione alle lettrici de “Il giornale delle donne”, venne in seguito stampato da diverse Case editrici fino al 1901.
La manualistica relativa al bon ton riuscì ad interessare anche Hoepli che, pur non essendo un editore di massa, trovò conveniente coltivare il settore. Nel 1897 pubblicò con grande successo Come devo comportarmi? di Anna Vertua Gentile. L’opera, continuamente ristampata e aggiornata, nel 1931 fu “rinfrescata” da Lidia Morelli (Vertua Gentile era morta nel 1926), un’altra firma illustre della stampa femminile, autrice di L’arte più difficile: saper vivere con il prossimo.
Ulteriore caposaldo della letteratura delle buona maniere del periodo fu Eva Regina di Jolanda pubblicato ininterrottamente dall’inizio del ‘900 al 1930.
Anche Matilde Serao con Saper vivere, edito da Tocco nel 1900, si cimentò nel genere. Il suo manuale venne ristampato l’ultima volta da Treves nel 1926.
Questi furono alcuni dei più celebri galatei a cavallo tra l’Otto e il Novecento. Anche in seguito la precettistica del savoir-faire non conobbe tramonto. Vanna Piccini, la contessa Elena Morozzo della Rocca Muzzati, Eminia Vescovi, loro sì vere nobili, sostituirono la marchesa Colombi e le altre, offrendo al pubblico modelli di vita diversi da quelli adottati dalle loro “maestre”.
Tra alti e bassi, il tema è tuttora in voga. La più nota esperta di buone maniere è oggi in Italia Lina Sotis autrice, nel 1982, del best seller Bon Ton.
Per saperne di più:
– G. Turnaturi, Gente per bene : cent’anni di buone maniere. Milano, SugarCo, 1988
– I trattati di saper vivere in Italia, a cura di A. Montandon. Association des publications de la Faculte des lettres et sciences humaines de Clermont-Ferrand, 1993
– I. Botteri, Galateo e galatei : la creanza e l’instituzione della società nella trattatistica italiana tra antico regime e stato liberale. Roma, Bulzoni, 1999.
– L. Tasca, Galatei : buone maniere e cultura borghese nell’Italia dell’Ottocento. Firenze, Le lettere, [2004]
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