Athos rinasce e con lui l’avventura
Fin dall’inizio della sua attività di scrittore, Alberto Ongaro è stato uno dei massimi sceneggiatori italiani di fumetti. Per esempio, insieme a Hugo Pratt e altri ha creato un personaggio divenuto di culto come l’Asso di picche, seguito da altre notevoli storie quando negli anni Cinquanta si trasferì in Argentina: quali Legión estranjera, El cacique blanco, Junglemen e altri. Per non parlare, nell’ultimo ventennio dello scorso secolo, di una sua lunga collaborazione con le edizioni Bonelli, come soggettista di vari personaggi. Abbandonati poi i fumetti, e con la metodicità alla quale ci ha abituati in questo periodo della sua maturità creativa, Ongaro è tornato lo scorso febbraio 2014 a deliziarci in quanto lettori con un altro dei suoi gioielli narrativi, il romanzo Athos (ed. Piemme, 234 pp., 16,00 Euro). Ed è ancora una volta una di quelle feste, uno di quegli episodi di gran “piacere del testo” (“Quelli di Ongaro sono romanzi avvincenti, fascinosi, sulfurei, romantici” ha scritto Massimo Novelli), ai quali appunto siamo stati viziati da questo autore, giunto qui alla sua diciassettesima opera narrativa. Felicissima, con buona pace di coloro che predicano l’infausta valenza del numero diciassette. (Si veda l’elenco dei suoi romanzi in calce all’articolo).