Etica e Comunicazione
‘L’etica dell’informazione, c’è e si può migliorare, gli strumenti per farlo ci sono! Questo è il messaggio emerso dal convegno ‘l’etica dell’informazione, il cambiamento nei media e l’indipendenza del giornalismo’ ideato dalla prof.ssa Ada Gigli Marchetti e organizzato dalla facoltà di Scienze politiche il 13 novembre 2008 dell’Università degli Studi di Milano.
A parlare con grande franchezza e passione numerosi giornalisti italiani ed internazionali, professionisti che hanno riportato la loro esperienza confrontando i diversi strumenti a disposizione. In Italia e in altri Paesi esiste infatti un ‘codice deontologico’ una serie di norme giuridiche che regolano la professione del giornalista e la diffusione dell’informazione, che sottolineano la necessità di bilanciamento tra il diritto di cronaca e quello di riservatezza, che ricordano i doveri e i diritti e che evidenziano il carattere dell’essenzialità dell’informazione.
Ma cosa vuol dire etica dell’informazione? Come si può parlare di mancanza di etica nell’informazione?
Prima di tutto è doveroso chiarire che il momento che stiamo vivendo è caratterizzato dall’affermazione di modelli etici nati in seguito alle spinte provenienti dalla nuove tecnologie e dalla globalizzazione e noi tutti siamo responsabili di questa evoluzione, attraverso il linguaggio, il pensiero e il comportamento, ed è giusto sottolineare che di etica ormai si parla in tutti i settori. Etica significa rispetto dell’informazione e del cittadino, vuol dire dare informazione autorevole e veritiera, proprio perché oggi la comunicazione è un pilastro della vita quotidiana e il giornalista deve consapevolmente essere il mediatore tra l’informazione e se stesso, un nobile esempio di democrazia.
In Italia e non solo, oltre ad un ‘codice deontologico’, dovrebbero essere applicate anche quelle ‘regole proprie’ dell’essere e del sentire, partendo dal rispetto degli altri per arrivare alla completezza dell’informazione. Etica dovrebbe fare la netta differenza tra informare veramente- quindi rendere disponibile una notizia- e utilizzare il sistema per informare – quindi per dire solo ciò che si vuol far sapere o dire!
Etica è interpretare il sentimento di chi ascolta, è coniugare il proprio punto di vista e ciò che si ritiene giusto in chiave altruistica, è cercare di interpretare ciò che gli altri vedono, sentono, vogliono, è ciò che gli altri si aspettano, è un’occasione per essere protagonisti nell’aggiustare le mancanze, è combattere giorno dopo giorno per una giusta causa.
Dall’interessante dibatto che si è creato, si è evidenziato purtroppo il nascere di circoli viziosi di favoritismi, una sorta di deformazione delle redazioni, un tralasciare le notizie o meglio un pubblicarle senza elaborarle, un seguire solo gli interessi delle singole testate, un eccessivo controllo da parte del sistema politico, un’insieme di situazioni che spesso non permettono infatti al giornalista di essere etico e che potrebbero migliorare con il coinvolgimento del mondo editoriale. In questo panorama ancora un po’ nebuloso circa le reali possibilità di essere etici, c’è l’esigenza di crescere eticamente per riscattare una professione che ultimamente ha subito un’evoluzione. L’etica come investimento quindi nel giornalismo per dare qualità al sistema e all’informazione, perchè l’enorme importanza dei mezzi della comunicazione sociale deriva dall’illimitato potere di diffondere idee, atteggiamenti, comportamenti, modelli e stili di vita personali e sociali. L’interessante convegno si è concluso lanciando un chiaro messaggio per ricordare che coerenza, trasparenza, sincerità, rilevanza – di identità, di comportamento, di espressione – sono valori che aumentano profondamente la qualità e l’efficacia della comunicazione e se applicate ad una serie di regole morali, ognuno di noi potrà contribuire a migliorare.
Elena Siboni.