«…Se mi facessero partire non venirmi dietro in nessun caso. Sei molto più necessaria ai bambini, e soprattutto alla piccola.
E io non avrei un’ora di pace se ti sapessi esposta chissà per quanto tempo a dei pericoli, che dovrebbero presto cessare per te, e non accrescersi a dismisura. So di quale conforto mi privo a questo modo; ma sarebbe un conforto avvelenato dal timore per te e dal rimorso verso i bambini. Del resto, bisogna continuare a sperare che finiremo col rivederci, e tante emozioni si comporranno e si smorzeranno nel ricordo, formando di sé un tutto diventato sopportabile e coerente…». Intellettuale, scrittore, traduttore, antifascista, Leone Ginzburg (Odessa, 4 aprile 1909 – Roma, 5 febbraio 1944) morì dopo un selvaggio pestaggio nazi-fascista nel carcere di Regina Coeli.
A quasi cento anni dalla sua nascita e a 80 anni dal suo matrimonio con la scrittrice Natalia Levi, che poi prese a firmare con il suo cognome perché non fosse dimenticato, gli studenti del Laboratorio di radio e tv web dell’Università Statale di Milano, anno 2017-2018, rileggono la sua ultima lettera alla moglie. Dalle frasi emergono non soltanto l’alto valore morale della sua figura ma anche l’aspetto più umano, la tenerezza e l’amore verso la compagna e i figli.
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DELLA STATALE DI MILANO
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