Microgiornalismo: notizie formato sms
Può un sito di social networking diventare strumento di lavoro per cronisti e canale di citizen journalism?
«For sale: baby shoes, never worn». (In vendita: scarpette neonato, mai usate). Il più breve romanzo di Ernest Hemingway si esaurisce in trentadue caratteri di stampa. Leggenda narra che furono il frutto di una scommessa dello scrittore americano. Racconterò una storia in sei parole, aveva detto. E ci riuscì.
Al confronto, appare ben più modesta l’ultima impresa del giornalismo on-line: informare in tempo reale in 140 caratteri, lo spazio di un moderno sms. Ma il fenomeno, a metà tra flash news, blogging e citizen journalism (il giornalismo fatto dagli utenti), è emerso all’inizio del 2008 e ha subito meritato attenzione.
Come per gran parte delle nuove tendenze dell’era di Internet, la patria dell’esperimento editoriale sono gli Stati Uniti. La cornice è quella dell’ultima campagna presidenziale. La data è il 5 gennaio.
Nella palestra di un liceo del New Hampshire, si tiene un comizio di Barack Obama. John Dickerson, ex giornalista della rivista Time passato al quotidiano on-line Slate, invia un sms: “Just saw Bill O’Reilly misbehaving at Obama rally. Shoving Obama staffer” (Ho appena visto Bill O’Reilly comportarsi male al comizio di Obama. Spintonare uno dello staff di Obama). Il giornalista manda il messaggio col suo Blackberry, ma non a un amico (almeno, non in maniera diretta).
Lo spedisce in Rete, sul microblog che ha aperto grazie a Twitter, un sito di social networking con più di due milioni di utenti, creato a San Francisco nel 2006. Un sistema nato per comunicare a tutti i propri amici e conoscenti virtuali quello che si sta facendo in un determinato momento.
Ognuno aggiorna il proprio blog in miniatura (di qui la parola microblogging) e legge gli aggiornamenti degli altri. Messaggi di 140 caratteri al massimo, che è possibile inserire anche via cellulare, per far sapere, ad esempio, che si è di ritorno a casa o in attesa del risultato di un esame. Il 5 gennaio, però, Dickerson inaugura un nuovo uso di Twitter (letteralmente, “cinguettio”). Da reporter qual è, se ne serve per rendere noto in tempo reale un episodio che farà notizia. Bill O’Reilly, giornalista di punta della tv Fox, che spintona un uomo di Obama. I 72 caratteri dell’sms di Dickerson compaiono sul web e in fretta rimbalzano su tutti i media americani, fino a guadagnare lo spazio di una breve sul New York Times del giorno seguente. Ed è proprio il più importante quotidiano stampato nella Grande Mela, in un articolo del 21 gennaio, a sancire: “Con quelle parole inviate tramite un sms, è iniziata l’era del microgiornalismo”.
Quale il vantaggio di fare informazione via cellulare, con brevi messaggi di testo? «Quello che ci si aspetta da noi giornalisti – ha detto John Dickerson in un’intervista – è che portiamo le persone dove non possono arrivare. In questo modo diventa tutto più autentico, perché davvero l’informazione arriva da “dentro la stanza”». Così, se da un lato Twitter continua a essere uno dei tanti siti di social networking (cui sono iscritti anche i candidati Barack Obama e John Mc Cain), alcuni giornalisti hanno deciso di seguire l’esempio di Dickerson e sperimentare il nuovo veloce mezzo di diffusione delle notizie. La reporter di Time.com Ana Marie Cox, per fare un esempio, con i suoi sms ha seguito tutta la campagna elettorale (nel corso di un dibattito scriveva: “Obama tiene il suo microfono con la stretta rilassata del pastore di una grande chiesa. Mc Cain lo stringe come un moribondo”).
Il microgiornalismo è un fenomeno ancora limitato.
Territorialmente concentrato negli Stati Uniti (anche se a Twitter sono iscritte persone da tutto il mondo). E usato prevalentemente per il commento, più che per la cronaca degli eventi.
Si segnalano, però, già le prime polemiche, per la scelta di un quotidiano di Detroit, Rocky Mountain News, di incaricare un proprio cronista della narrazione minuziosa, tramite microblogging, delle esequie di un bambino di tre anni travolto da un’auto (è ancora possibile leggere in Rete tutto l’sms-racconto, da “cimitero di fairmount – la cappella si riempie per il funerale di marten kudlis” fino a “le persone piangono. il rabbino chiede a dio di dare a marten la vita eterna”).
Polemiche a parte, c’è da registrare che la progressiva diffusione di Twitter lo ha reso naturale strumento di citizen journalism, ossia l’informazione fatta dagli stessi utenti. Si segnalano, tra i casi più interessanti, quello degli abitanti della California che nella stagione degli incendi hanno fornito notizie sulle case lambite dal fuoco, e quello degli astronauti della NASA, che hanno annunciato via sms la scoperta, su Marte, di qualcosa di molto simile all’acqua (18 giugno 2008: “Siete pronti a festeggiare? Bene, tenetevi pronti: Abbiamo GHIACCIO!!!!! Sì, ghiaccio, *ACQUA GHIACCIATA* su Marte! Il giorno migliore di sempre!!”).
Qualcuno, infine, si è servito del proprio microblog per denunciare soprusi e allertare l’opinione pubblica. In piena Olimpiade, il 14 agosto, il cinese Zhou “Zuola” Shuguang ha descritto in tempo reale il proprio ingiustificato arresto da parte della polizia, usando il suo cellulare. Ma non è stato il primo. Il 10 aprile, dopo essere stato arrestato a Mahalla, in Egitto, per aver fotografato una protesta antigovernativa, lo studente di Berkeley James Karl Buck ha chiesto aiuto con un sms. Sulla sua pagina di Twitter è apparsa una sola parola: “Arrested” (arrestato). Poi una serie di aggiornamenti dal carcere (incautamente, non gli era stato sequestrato il telefono). Ma il primo messaggio era da solo bastato a mettere in allerta i suoi amici, i quali avevano subito contattato l’ambasciata statunitense del Cairo. Grazie al passaparola partito dalla Rete, dopo appena un giorno di prigionia James ha potuto lanciare un sms con la scritta: “Free” (libero).
Serenella Mattera
La pagina del giornalista John Dickerson
La pagina della giornalista Ana Marie Cox
La cronaca del funerale di Marten
La pagina dell’astronauta della Nasa
La pagina del cinese Zuola
La pagina di James Buck