Enea: Pietro Castellitto e la famiglia che fa deragliare

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È uscito Enea, il nuovo film di Pietro Castellitto che ne è anche protagonista, assieme al padre Sergio

di Carlo Rotondo

Una famiglia dell’alta borghesia romana, lui, Celeste, interpretato da Sergio Castellitto, lei, Marina, giornalista televisiva, alias Chiara Noschese al suo rientro sul grande schermo, delusa e disincantata a causa dell’ambiente di lavoro molto competitivo e dalla mancanza d’affetto da parte del marito depresso; il figlio maggiore, Enea, ovvero Pietro Castellitto, vive da solo, è proprietario di un ristorante sushi, conduce una vita brillante con frequentazioni altolocate tra il circolo di tennis e i locali notturni tra quelli più esclusivi della capitale; È molto sicuro di sé, è stato educato a esprimere i suoi pareri in maniera sempre molto diretta ed è sempre pronto a spiegare agli altri come giri il mondo.

C’è un fratello minore, Simone, nella vita Cesare Castellitto, liceale insicuro e forse bullizzato, nei confronti del quale Enea è molto protettivo.

Insomma, rientrano tutti nei cliché della famiglia tipo, con alte ambizioni, ma schiacciate dal rimorso di non aver seguito la vita desiderata; all’appagamento prevale la noia, l’insoddisfazione. La madre pratica yoga e meditazione per trovare un equilibrio emotivo turbato dal lavoro, il padre sfoga la sua depressione in una Rage Room nella quale spaccare tutto con una mazza da baseball e per poi ritrovarsi tra i capelli pezzi di vetro, come quelli della sua vita. Ed Enea? Enea spaccia, ad alti livelli viste le frequentazioni che può vantare e con successo; chi gli procura la merce è molto soddisfatto, gente pericolosa. Enea non ne ha davvero bisogno, anzi, ma gli procura una sufficiente dose di adrenalina da stimolarne la vitalità; il suo amico Valentino, pilota amatoriale di aerei da diporto, conosciuto perché in analisi dal padre, gli è complice in questa attività e neanche tanto segretamente innamorato.

Atomi vaganti di un organismo inquieto e disgregato, come la palma del giardino che ormai vecchia

e priva di linfa vitale precipita sulla veranda di casa e la manda in frantumi.

In buona misura autobiografico, nelle intime atmosfere familiari, nelle fragili relazioni tra i personaggi e nell’idea di fondo della trama.

Il tono generale del montaggio è serio e in costante tensione, punteggiato solo a tratti da un’ironia amara e descrive una generazione decadente che come dice Celeste a Enea ha avuto la fortuna di non nascere povera come i propri genitori.L’assenza del bisogno provoca la mancanza di stimoli e l’impresa magnifica diventa quindi l’unica ragione di vita per dare un senso, sorvolare la città e schiantarsi con l’aereo contro la legalità e la normalità di una vita condotta dalla parte della ragione. Oppure resistere a tutte le avversità e con leggerezza e un po’ di incosciente spensieratezza, liberarsi dalla zavorra e dalla sofferenza altrui.

Carlo Rotondo

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