Storia e Cinema
Al cineasta polacco B.Matuszewski viene riconosciuto il merito di aver per primo sollevato il problema dell’archiviazione dei film e del loro possibile uso come documenti storici in un opuscolo che fu pubblicato a sue spese nel 1898. I film furono considerati da Matuszewski, influenzato dal dominante positivismo, “documenti assoluti” ossia riproduttori del reale” “capaci quindi di documentare e preservare il passato” basandosi soprattutto “sull’oggettività della macchina”. Il primo entusiasmo lasciò il posto ad una radicata diffidenza degli studiosi (P. Ortoleva, Cinema e storia. Scene dal passato, Torino, Loescher, 1991 p.1-4 nella collana “Cinema e scuola”). Solo negli anni Trenta gli storici Febvre e Bloch riuscirono teoricamente ad imporre il cinema come fonte alla pari delle altre. Nel 1970 in Francia e nel mondo anglosassone cominciò a suscitare interesse il rapporto fra il cinema e la storia. In Italia fu pubblicato nel 1967 il pionieristico volume di Antonio Mura, Film storia e storiografia (Roma, Ed. Della Quercia) ma solo negli anni Ottanta con il testo di Marc Ferro, Cinema e storia (Milano, Feltrinelli, 1980) e con due ricerche di Pierre Sorlin, Sociologia del cinema (1979) e La storia nei film (1984) questo rapporto “travalicò la cerchia degli addetti ai lavori” (La storia al cinema. Ricostruzione del passato interpretazione del presente a cura di G. M. Gori, Roma, Bulzoni, 1994, p. 13). Per meglio comprendere tale rapporto è opportuno precisare la definizione dei due termini, anche se queste nozioni sono note e ovvie.
La storia
La storia è “la memoria di una società” (P. Sorlin, La storia nei film. Interpretazione del passato…, Firenze, La Nuova Italia, 1984, p. 16) e descrive ed interpreta ciò che è avvenuto mediante l’utilizzo di un insieme di fonti, ancora in gran parte scritte. E’ storia generale, di periodi limitati, di paesi, di movimenti, di personaggi, di ambiti disciplinari (economia, religione, arte, scienza, diritto, ecc.) che possono, anzi, spesso coesistono e si integrano fra loro. La storia non dà dei fatti un’interpretazione immutabile. La storiografia studia il succedersi delle “tradizioni storiche, [ossia delle] descrizioni proposte dai gruppi appartenenti alla società stessa” (Ibidem, p. 17). Alle fonti scritte si sono aggiunte quelle visive (pitture, sculture, fotografie, ecc.), quelle musicali, quelle materiali (abiti, strumenti, arredi, ecc.), quelle audiovisive e quelle orali registrate.
I film non sono però stati considerati alle origini “documenti” rilevanti non solo dagli storici ma da una gran parte degli intellettuali che li consideravano “un fenomeno da baraccone” e quindi culturalmente inutilizzabile. Solo agli inizi degli anni Settanta in Europa si è cominciato ad utilizzare “praticamente” il materiale filmico. Ora anche quello delle trasmissioni televisive. I film hanno come fonte di storia delle “specificità” che li distinguono da quelle scritte. Mentre queste ultime vanno reperite e consultate negli archivi e nelle biblioteche, i film sono ora in gran numero acquisibili e fruibili abbastanza facilmente in VHS o DVD. L’accesso a questo tipo di documentazione può però essere anche costoso e difficoltoso per i testi filmici posseduti, ad esempio, dalle sole Cineteche pubbliche o private. Inoltre la fruizione in sala su pellicola è diversa rispetto a quella su altri supporti e in luoghi differenti. Infatti non è paragonabile la visione in sala al buio su grande schermo in compagnia di persone che possono avere reazioni contrastanti e quella casalinga solitaria o quasi su piccolo schermo. I film, che sono state ampiamente analizzati dai critici cinematografici, devono essere diversamente studiati dagli storici per “estrarne” le informazioni a loro necessarie (ambienti, paesaggi, costumi per i documentari, atteggiamenti, modi di pensare, contenuti, personaggi, etc). La lettura dei film è più complessa rispetto al testo scritto poiché si tratta di una “combinazione indissolubile di immagini in movimento” e, per i film parlati, anche di suono.
Il cinema
Il cinema è un mezzo di comunicazione che grazie ad una organizzazione (industriale, artigianale, cooperativa) produce film mediante un’apparecchiatura meccanica ed ora anche digitale che consente all’autore/i di riprodurre ciò che avviene o di ricostruire ciò che è avvenuto mediante una finzione narrativa o di utilizzare spezzoni “di realtà” registrati in precedenza anche dalla televisione. Il cinema non è però mai lo specchio del reale. Ne è sempre una deformazione dipendente dalle scelte dell’operatore/autore che decide l’inquadratura, l’angolazione, la luce, la durata della ripresa quando un avvenimento può essere filmato in un’unica sequenza (ad esempio i primi brevi film documentari). Se le riprese sono plurime e devono essere raccordate fra loro con il montaggio, avviene un’ulteriore manipolazione da parte di chi compie questa operazione. Con una diversa apparecchiatura si riproduce ciò che è stato girato. Fino a qualche decennio fa solo in sala, ora su nastro o su disco con un videoregistratore collegato ad un televisore. Le opere cinematografiche si possono suddividere per generi (drammi, commedie, western, polizieschi, ecc.).
Il film come scrittura storica
I film storici possono considerasi un genere e “vengono definiti in base ad una disciplina del tutto esterna al cinema; infatti non esiste un termine specifico per definirli, e quando ne parliamo ci riferiamo nello stesso tempo al cinema e alla storia” (Ibidem p. 19). Allo spettatore per riconoscerli sono necessari dei “dettagli” in un’epoca precisa di un passato “considerato come storico” (Ibidem). I film costruiti mediante spezzoni di “realtà”, i documentari, che sembrerebbero avere con la storia un rapporto più stretto, non sono però di facile interpretazione per le “intromissioni” dell’operatore/autore che anche qui si verificano. Tutti i film cosiddetti di finzione hanno qualche legame con la storia. Ogni pellicola (la più riuscita artisticamente e la più orribile) può fornire allo storico “informazioni che riguardano il periodo in cui è stata prodotta”. I film storici di finzione o propongono una versione visiva dei fatti dandone una propria interpretazione o presentano allo spettatore delle “storie” che pur, non essendo veramente avvenute, ci immergono in situazioni che potrebbero plausibilmente essersi verificate in quelle date circostanze. E’ possibile anche una contaminazione fra la “cornice” del film che si riferisce ad un periodo storico (Risorgimento, Fascismo etc.) o ad un determinato paese ed una narrazione “privata”, inventata ma, come si è detto, plausibile Da questo genere di film si distinguono quelli in costume che non hanno alcun legame con fatti, personaggi o situazioni aventi una qualche connessione con la realtà storica.
Carlo Carotti